Treccani e il rispetto per le donne. L’importanza del linguaggio
Mai più puttana o bagascia e sinonimi offensivi.
Lettera appello alla Treccani: cambiare il linguaggio per cambiare le menti.
Treccani e il rispetto per le donne. È un cambiamento del paradigma linguistico la richiesta avanzata con una lettera inviata all’istituto Enciclopedico affinché eliminasse dalla versione online del suo vocabolario (treccani.it) i termini “cagna”, “zoccola”, “bagascia”, “puttana” indicati tra i sinonimi della parola donna.
Un appello per un linguaggio rispettoso
Rispetto per le donne non solo sul piano formale ma soprattutto su quello sostanziale della lingua parlata. All’attenzione dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, fondata da Giovanni Treccani, cento professionist*, politic*, attivist* hanno cortesemente chiesto: «In prima battuta elimini i vocaboli espressamente ingiuriosi riferiti alla donna, limitandosi a lasciarli sotto la lettera iniziale di riferimento; ed inserisca espressioni che rappresentino, in modo completo e aderente alla realtà di oggi, il ruolo delle donne nella società».
Tra coloro che hanno sostenuto la causa anche, nomi noti, Imma Battaglia, attivista storica LGBTQ+, Laura Boldrini, deputata, già Presidente della Camera, Lory del Santo, attrice e personaggio televisivo, Michela Murgia, scrittrice.
Le parole plasmano la realtà
Consapevol*, scrivono i cento intellettuali, che «ciò non porrà fine al sessismo quotidiano, ma potrebbe contribuire a una corretta descrizione e visione della donna e del suo ruolo nella società di oggi». Hanno scritto e spiegato, ancora, che «con queste espressioni associate al concetto di “donna” trovano posto inoltre una miriade di esempi ed epiteti dispregiativi, sessisti, talvolta coraggiosamente definiti eufemismi: “baiadera”, “bella di notte”, “cortigiana”, “donnina allegra”, “falena”, “lucciola”, “peripatetica”, “mondana”, “passeggiatrice”, e molti altri».
«Simili espressioni – sostengono i firmatari dell’appello – non sono solo offensive ma, quando offerte senza uno scrupoloso contesto, rinforzano gli stereotipi negativi e misogini che oggettificano e presentano la donna come essere inferiore. Questo è pericoloso poiché il linguaggio plasma la realtà ed influenza il modo in cui le donne sono percepite e trattate […]».
Il rispetto per le donne, quindi si deve costruire già a partire dal linguaggio.
Disparità di trattamento anche nei vocaboli
«Inoltre – rilevano con una buona dose di amara ironia i firmatari – l’assenza sotto la voce “uomo” di parole quali “uomo violento”, “uomo poco serio”, “orco”, “ometto”, “omaccio”, “omuccio”, “gigolò” rischia di apparire come un’incongruenza, se non addirittura una discriminazione, a fronte del “dovere di registrare” e descrivere il “patrimonio lessicale italiano” che la Treccani rivendica nel giustificare le sue scelte. I vocabolari, i dizionari dei sinonimi e contrari, le enciclopedie sono strumenti educativi di riferimento e la Treccani.it, in quanto tale, è consultata nelle scuole, nelle biblioteche e nelle case di tutti noi. Ed è anche una fonte linguistica italiana tra le più visibili».
Le scuse della Treccani
Nell’accogliere la lettera e il richiamo al rispetto per le donne, la Treccani ha risposto tempestivamente. Lo ha fatto Valeria Della Valle – Direttrice del Vocabolario della lingua italiana, che ha scritto: «Con la speranza, questo è il mio augurio non solo da lessicografa, che la realtà (e poi la lingua) cambi, perché le parole non siano più solo femmine, i fatti non più solo maschi».
Una battaglia neutra: né maschio, né femmina
Al netto del traguardo raggiunto, va sottolineato che le cento firme per la maggiore parte sono tutte al femminile. Quindi osserviamo che i fatti sono ancora una volta (di) femmine. Pochi uomini a sostegno della causa. Presenza necessaria, invece, per rendere questa battaglia neutra, e quindi inattaccabile. Utile a divulgare ed amplificare tutte le voci, anziché screditarne alcune.