Spose bambine. STOP!

Spose bambine. Una realtà nota, ma forse poco discussa, quasi ignorata: apparentemente lontana da noi, dal nostro quotidiano. Una realtà che ci interroga e ci obbliga alla riflessione.

Può una bambina di 9 anni comprendere il concetto di stupro?
Ne immagina le conseguenze?
Che consapevolezza ha una bambina, così piccola, del proprio corpo?
Di quanto questo sia parte integrante della stessa sua essenza?

Ci sono stati tempi, e ci sono ancora oggi culture, in cui un’aspettativa di vita relativamente bassa creava, e crea, il presupposto per le nozze in un’età che non si può neanche definire precoce, quanto piuttosto inaccettabile.

Nel 1473, all’età di 9 anni, Caterina Sforza andò in sposa a Girolamo Riario per convenienze di natura politica del Ducato di Milano. Una clausola voluta dalla Chiesa imponeva che il matrimonio non fosse consumato fino al compimento dei 14 anni della sposa, ma in quell’occasione, Papa Sisto IV, diede licenza al nipote di consumare al fidanzamento, per esser certo che questo non venisse annullato. Caterina Sforza fu una delle tante spose bambine della storia.

Una storia truce ed orribile che in paesi come il Bangladesh, l’India, il Nepal e il Niger, Somalia e Nigeria continua ancora oggi e si ripete ogni giorno.

S’è registrato, negli ultimi anni, un calo di questi matrimoni precoci, grazie all’intervento di organizzazioni come Save the Children che hanno attuato 52 progetti in 42 paesi, ma l’incidenza attuale del fenomeno delle spose bambine, anno dopo anno, è ancora di 12 milioni di ragazzine costrette alle nozze prima che il loro sviluppo psicofisico sia completo.

È vero che ogni popolo ha la sua cultura e le sue prassi così come è vero che un bambino è un bambino.

Il matrimonio precoce è una prassi diffusa di quei paesi in cui imperano la povertà, lo scarso livello d’istruzione e soprattutto la diseguaglianza di genere e un sistema legale che non tutela i diritti dei minori. In questi paesi la consuetudine delle spose bambine è una strategia di autoconservazione così come furono allora le nozze di Caterina Sforza: il rimedio ad altre nefandezze.

Le conseguenze di questa prassi si ripercuotono immediatamente sulle bambine e logicamente anche sulla società in cui si attua: le spose bambine vanno incontro a gravidanze che il loro fisico non può gestire, sono spesso malnutrite ed obbligate a comportamenti e lavori da adulte che compromettono la salute dei loro figli, oltre che la loro, con conseguenti costi per le spese mediche; si tratta di bambine che non avranno più accesso all’istruzione così come non ne hanno al conforto, al risanamento delle ferite dell’anima.

Come afferma Giulia Di Cristo, Child Protection Technical Advisor di Save the Children, il  fenomeno delle spose bambine può essere combattuto solo se governi e famiglie saranno opportunamente coinvolti in interventi educativi e di inclusione socioeconomica.