Le spose che scelgono di sposarsi d’estate sono sempre frizzanti e colme di giubilo. Quando, insieme al fidanzato, scelgono ‘sta data in piena stagione balneare, friccicano! Immaginano scollature e trasparenze sui loro abiti bianchi, gambe e braccia abbronzate che risaltano tra i candori dei pizzi, feste piene di colore e di sapori, in splendidi giardini, in oasi verdi, su terrazze panoramiche, anche a bordo piscina o addirittura in spiaggia. Miiih! Favoloso sposarsi d’estate! E immaginano ancora: appena arriviamo “a dopo le foto”, troviamo gli ospiti con le infradito. Daremo ad ognuno di loro un paio di infradito col nostro logo, anzi con tutta la scocca piena di confetti legata davanti, tipo “tappina” uso viaggio di nozze, di quelle con il cigno; ecco le bomboniere le facciamo così!
Alla “sposa estiva” non sfugge niente e lei lo sa che le sue amiche odieranno i tacchi alti in spiaggia. La “sposa estiva” è efficiente tanto quanto la sposa invernale o primaverile e riesce a prefigurarsi le esigenze dei suoi ospiti: “scollata io e scollate tutte le mie amiche; si metteranno qualche scialle setoso sulle spalle giusto per entrare in chiesa, ma poi le voglio libere di scatenarsi alla mia festa”.
Lo sposo, invece, “ave che è confuso…”. Già non ne aveva capito niente che s’era fidanzato, figurati poi pensare e programmare celebrazioni… scegliere bomboniere…
No, lui sa solo che quel giorno suderà l’anima ma crede, e lo crederà anche nel momento del fatidico sì, che l’eccessiva traspirazione sia dovuta al passo che sta compiendo, alla serietà e alla responsabilità che deriva da questa scelta che ha fatto scientemente e anche testosteronicamente.
Lo “sposo estivo” non ci pensa minimamente che i suoi testimoni e i suoi amici e compari dovranno indossare la giacca e la cravatta. L’ultimo dei suoi pensieri sarà l’abbronzatura; se vero vero s’è concentrato un poco sulla faccenda è già proiettato al viaggio di nozze, pregusta cocktail e rilassatezza.
Gli ospiti, invece, tutti quegli altri che parteciperanno a ‘sto matrimonio, appena ricevono la partecipazione, manco i nomi dei fidanzati leggono! Il loro sguardo corre e si posa immediatamente sull’ora indicata per la celebrazione del rito. E appena leggono: presso la romantica chiesetta di campagna alle 15,30 vengono colti dal primo colpo apoplettico!
Perché la partecipazione non è che arriva a dicembre, quando gli sposi freschi e coperti nei loro cappotti confortanti hanno prenotato e riservato chiese e location. No, la partecipazione raggiunge gli invitati 20/25 giorni prima dell’evento, che già la stagione si sta facendo avanti, la luce è più intensa ed abbagliante e ti schiarisce perfettamente le idee su quello che comporterà ‘sto matrimonio alle 15:30.
Per prima cosa ti puoi scordare la giornata di mare; secondo poi, già senti le scarpe lucide ed i tacchetti affondare nell’asfalto rovente. Cercherai un parcheggio sotto il “pico” del sole e anche se spari l’aria condizionata al massimo, sai che dopo il rito dovrai tornare dentro quella fornace. Ma la cosa che procura maggiore imbarazzo, quando si riceve un invito per un matrimonio alle 15:30, è la consapevolezza che si rimarrà imprigionati nella mise della festa, senza che ce ne sia un motivo apparente e lampante, almeno per le quattro ore che trascorrono tra la celebrazione del matrimonio e il ricevimento.
Perché? ci si domanda quando riceviamo un invito di questi. Perché lo fate? perché ci volete male? Per le foto dell’album? Perché abbiamo la luce giusta? Perchè sposarsi d’estate con 50° all’ombra?
E non ve le potete fare il giorno dopo, così avete una scusa per rimettervi i vestiti belli, accussì, beddi sperti! senza coinvolgere altre 150 persone che vagheranno per il mondo in giacca e cravatta con 50 gradi all’ombra!