Vivere la casa. Riflessioni post lockdown
Il lockdown e l’isolamento forzato hanno evidenziato differenze sociali ed economiche, costringendoci a riflessioni profonde su come talvolta viviamo in modo superficiale i rapporti sociali, ma anche su come gestiamo la nostra quotidianità. Inaspettatamente il mondo è diventato la nostra abitazione e questa si è trasformata nella scenografia di fondo delle nostre relazioni; il set per le videochat con amici e colleghi, ma anche il luogo della nostra quotidiana intimità.
Durante il lockdown abbiamo avuto occasione di guardare la nostra abitazione da una prospettiva diversa e tutti abbiamo dedicato maggiore attenzione agli spazi abitativi, agli oggetti domestici o i piccoli dettagli che ci circondano.
Oltre ad aver capito che corti, ballatoi, scale e pianerottoli non sono spazi inutili ma elementi che qualificano un’abitazione, il lungo periodo trascorso in casa, in alcuni casi, ha fatto emergere le criticità di un ambiente che non rispecchia a pieno le nostre esigenze e abbiamo avuto tempo per capire come rivalutare spazi che credevamo inutili o come riorganizzarne altri.
Alcune volte abbiamo rimpianto scelte superficiali, ci si è accorti d’inefficienze, ambienti da riadattare o destinare a nuove esigenze e, mettendoci in prima linea, abbiamo avviato una nuova fase di ricerca progettuale che è sicuramente più personale.
Seppur non sarà possibile avere il nostro alloggio più grande di quello che è, abbiamo raggiunto la consapevolezza che non si potrà più prescindere dal garantire una maggiore varietà d’uso della propria abitazione e là dove è possibile, non rinunceremo ad ambienti dedicati ad attività specifiche, che rispecchiano le nostre esigenze: piccole alcove dove lavorare, rilassarsi, suonare uno strumento o praticare un’attività fisica.
Visto che a fatica abbiamo dovuto condividere lavoro, scuola, ginnastica, passioni varie nello stesso spazio, l’esigenza emergente è: flessibilità e multifunzionalità delle stanze, progettate con l’idea che uno spazio serva a più cose. Ambienti ripensati in modo versatile, riconfigurabili mediante mobili sovrapponibili e modulari, grazie all’ausilio di arredi e istallazioni tecnologiche. Insomma il fine è migliorare il proprio comfort domestico, sfruttando a pieno la propria dimora, perché abbiamo avuto la possibilità di vedere cose che prima stavamo solo guardando e ci siamo resi conto che oltre la forma, occorre non trascurare la sostanza delle funzioni.
Abbiamo rimpianto scelte frettolose e superficiali, che guardavano solo all’innovazione o all’estetica da “copertina”, ma adesso abbiamo avuto l’opportunità di capire che mediante qualche modifica, alcune cose possono essere definite secondo le nostre esigenze.
In generale le case si modificheranno alla luce delle trasformazioni in atto, perché è cambiata la maniera di concepire gli spazi in cui viviamo; probabilmente muterà la domanda abitativa e nasceranno nuove tendenze, esigenze e trend.
È come se il periodo vissuto, adesso ha bisogno di essere “abitato” e nel post lockdown, anche nel vivere la casa, si sente il bisogno di ripartire da cosa siamo diventati e non da dove eravamo, facendo tesoro delle riflessioni su noi stessi, sull’esperienza e gli apprendimenti acquisiti.