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Silvia dei Fiori

Manualità, fantasia e interiorità

«Si crea uno spazio interiore; le cose si vedono più chiaramente all’apparenza senza pensarci».
L’atto della cura dei fiori, la loro composizione, l’allestimento, l’indispensabile manualità hanno anche «una dimensione dell’anima che ci mette in contatto con livelli profondi molto diversi».

Sposata, madre di due figli, Silvia Lora Ronco, è nota al grande pubblico televisivo come Silvia dei Fiori: conduce sulla piattaforma Sky, per Wedding TV, il programma “Fiori colori, decori”; gestisce anche il sito personale www.silviadeifiori.com ed è appena uscito per Rizzoli il suo libro.

Nonostante la dimensione multimediale del personaggio, è attraverso i fiori e parlando di fiori che emerge la sua personalità solare, allegra, distesa e disponibile. Capace, appunto, di trasmettere indicazioni più intime che Silvia Lora Ronco spiritosamente liquida con «il mio lato filosofico».

Quale definizione preferisce per se stessa?

«Se devo proprio scegliere una definizione, legata al mondo dei matrimoni, è wedding designer, perché mi occupo dei fiori ma anche della parte scenografica, dell’allestimento. Il mondo wedding è però solo una parte della mia attività. Mi occupo di allestimenti e decorazioni in generale per eventi. E ancora: dalla tavola di pasqua, alla tavola e all’albero di natale… insomma tutto quello che è legato al life style»

Nozze in città Intervista Silvia dei Fiori

Come nasce questa passione?

«Esattamente come racconto nel mio sito. Da bambina, invece di giocare alla mamma con le bambole, le invitavo per un tè o per una festa in grande stile e addobbavo la mia camera. Per le feste di famiglia avevo l’incarico di apparecchiare e decorare la tavola. Per me era l’entusiasmante gioco di dar forma e vita alla gioia di quel giorno»

Una passione divenuta professione. Lei ha fatto una scuola per gli allestimenti floreali?

«Sì, il Siaf, Scuola Italiana Arte Floreale di Camilla Malvasia. Molto legata alla tradizione, un po’ meno al lavoro da fiorista, da negozio. Ho preso i due diplomi di primo e secondo livello per insegnare»

È necessario avere più tecnica o più talento?

«Diciamo che la tecnica è fondamentale, come in tutti i  mestieri. Poi emerge chi ha talento, che è innato. Certo con il solo talento, se lasciato allo sbaraglio, si conclude poco. Se invece il talento viene interpretato attraverso una tecnica accurata allora si trova la formula vincente»

Il linguaggio dei fiori  è tornato di moda? Cosa comunicano? È uno stato d’animo o un modo di essere?

«Al di là del loro significato, legato al linguaggio dei fiori dell’epoca vittoriana (risale a quell’epoca l’uso dei fiori per comunicare qualche cosa) in realtà i fiori hanno un loro livello naturale di comunicazione attraverso i colori, le sfumature, le forme. Per esempio un fiore arancione trasmette allegria, vitalità;  il fiore rosso trasmette il concetto dell’amore passionale; il fiore bianco è purezza. Si può dire che c’è un linguaggio convenzionale, l’interpretazione vittoriana ad esempio,  ed uno naturale legato ai colori o alla forma del fiore»

Nozze in città Intervista Silvia dei Fiori

Esistono linguaggi floreali prettamente femminili ed altri maschili?

«È solo una convenzione culturale, non c’è una vera distinzione di genere. Nella pratica, poi, ci sono i fiori considerati più adatti ad un pubblico  maschile e fiori che invece si avvicinano di più al mondo femminile.

Chi segue i suoi corsi?

«Ho un  pubblico molto vario. Semplici appassionati, ma anche professionisti del settore e di un certo calibro. Mi son chiesta anche il perché, visto che inizialmente mi rivolgevo agli appassionati, non pretendevo di andare ad insegnare nulla alcuno, specie se professionista. La domanda l’ho rivolta a loro. Mi hanno risposto che do loro spunti creativi ed originali nuovi. Gli appassionati vengono per imparare le tecniche di base; chi conosce già il mestiere per acquisire nuovi punti di vista e spunti di creatività»

Come deve essere il bouquet della sposa?

«Tradizionalmente l’ultimo dono che l’uomo fa alla sposa in veste di fidanzato. È scelto da lui o dalla sua famiglia. In certi luoghi è la suocera che se ne occupa. Attraverso la descrizione dello sposo il fiorista deve tradurre ed interpretare la personalità della sposa, il suo carattere, il suo modo di essere, che la rappresentino. Va da sé che va anche legato alla linea dell’abito ed alla corporatura della sposa, ma per questo ci sono  dettami tecnici da seguire. Ma a livello emotivo il bouquet dovrebbe rappresentare la personalità della sposa, accompagnandola in quel giorno così importante.
Non è minimamente legato all’allestimento di tutto il  resto. Il bouquet è legato alla sposa»
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Invece l’allestimento ai tavoli può essere a tema, non legato al bouquet?

«Meglio che non si usino gli stessi fiori, se no sembra che la sposa abbia un centrotavola in mano, lo dico sempre: cercate di differenziare. Detto ciò: l’allestimento in chiesa ed in sala vanno in linea  con lo stile o il tema scelto per il matrimonio e lo stile della location che si è scelta»

Lei conduce una trasmissione seguitissima su Sky. Cosa cerca la gente attraverso la tv, quale è il quid?

«Il punto vincente è un grande ritorno della voglia di muovere le mani. Da me vengono anche manager, avvocati, professionisti. Donne, che fanno un lavoro  molto impegnativo a livello intellettuale ed hanno voglia di concentrarsi nella manualità che è veramente terapeutica. “Fiori colori, decori” è un programma dove insegno, con poche mosse semplici e veloci, a realizzare qualcosa di bello di grazioso.  Il mio pubblico è vastissimo: dalla professionista, alla casalinga che vuole dilettarsi, all’esperto di wedding che cerca ispirazione, che carpisce dei trucchetti  che non riusciva ad immaginarsi prima».

Sull’onda del successo del programma nasce un libro…

«Fatto e fiorito edito da Rizzoli, nelle librerie dal 16 maggio, nel quale propongo 27 progetti nuovi, con le foto tutorial delle composizioni floreali. Lavorare con i fiori è molto vicino al concetto di cucina: le persone hanno voglia di fare qualcosa, di coniugare manualità  e fantasia. Una sezione è dedicata a un dizionario tecnico emotivo floreale di cui sono molto orgogliosa: all’interno vi ho raggruppato una sessantina dei fiori più utilizzati nelle composizioni. Sono elencati per nome comune e non con il nome latino come si usa nei manuali di botanica e per ciascuno le caratteristiche di stagionalità, metodo di conservazione del fiore reciso (un conto è il giardinaggio, un conto è il fior reciso), significato del fiore, e poi il mio tocco con  suggerimenti per utilizzare questi fiori, divisi anche per colori. Oltre alle sezioni con le basi tecniche nel libro c’è anche una storia dell’arte floreale attraverso l’iconografia pittorica e la storia dell’arte»

Il libro “Il linguaggio segreto dei fiori” Vanessa Diffenbaugh ha lanciato una moda, o ha intercettato il bisogno di un modo diverso di comunicare?

«Sono nel settore dei fiori da più di 15 anni, a livello professionale, e secondo me è qualcosa che bolliva in pentola e che ancora non è esploso completamente e che esploderà nei prossimi due anni. Lo vedo con il mio lavoro. Quando dico quello che faccio al mio interlocutore si illumina il viso  e partono le domande  ed i commenti: “che bel lavoro che fai!”. Quindi incuriosisco! C’è bisogno di comunicare in maniera diversa, e davvero l’arte floreale è terapeutica, rilassante e mette in comunione con se stessi e con il nostro mondo interiore».

 

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