Un livido lo vedi, vedi pure un occhio nero, li vedi e li senti.
Senti il dolore e con quello senti sempre addosso la paura, continui a vederti schiacciata sotto tuo marito mentre urla e ti insulta, continui a sentire la sua voce cattiva anche mentre sei in strada a fare la spesa o in ufficio a lavorare. Le botte si vedono e gli insulti si sentono. Lasciano segni pure sulla tua anima e quelli non andranno più via, neanche quando il livido si sarà riassorbito, neanche quando avrai imparato a diventare sorda.
Eppure c’è un’altra forma di violenza che non si vede facilmente, che non si riconosce facilmente; una violenza che avresti perfino difficoltà a dimostrare se un giorno ti svegliassi e decidessi di ribellarti. Molte donne subiscono una violenza economica tra le mura domestiche. È una violenza subdola che si può esercitare in diversi modi e che nessun altro noterà sulla pelle di chi la subisce.
La disparità tra i sessi che abbiamo ancora difficoltà a superare, può rendere invisibili i segni di questo genere di violenza, irriconoscibili anche per chi la subisce direttamente. Se sei una casalinga ma non sei informata su quanto guadagni tuo marito, se non hai accesso al conto bancario familiare, se non puoi andare dal parrucchiere o comprarti un paio di collant senza prima dare delucidazioni, se devi render conto di quanto spendi per la casa, ma anche se sei l’unica fonte di guadagno per la famiglia e tuo marito non fa il casalingo e ha delle pretese sullo stile di vita da condurre, stai subendo una violenza economica, sei sotto ricatto perché tutto dipende da te; anche la serenità quotidiana, dipende dal tuo sudore!
Gianna, aveva completato con successo i suoi studi, aveva trovato un buon lavoro e ora che aveva conosciuto il suo principe azzurro voleva costruire il suo nido con lui. A lui non mancava nulla: proveniva da una buona famiglia, aveva studiato in scuole private, santificava la domenica, aveva un patrimonio genetico sano, non aveva un titolo di studi superiore ma aveva lavoricchiato grazie a qualche amico o parente, sapeva parlare e comportarsi bene in società. Insomma con queste carte in mano, il passo si poteva proprio fare!
Si sposarono e lui si fece comprare il suo SUV da signore e la moto per poter viaggiare allegramente, loro due insieme. Ci sarebbe stata la possibilità di un lavoro per lui, ma era lontano in un’altra regione e non era bene per due sposini separarsi così presto, né lei poteva cambiare un lavoro appena trovato. Quindi lui di fatto, non ha lavorato mai, pur dichiarandosi disponibilissimo per ogni altra incombenza familiare, accompagnare nonni e figli a scuola o dal dottore o allo sport. Può quindi alzarsi con comodo, tanto non ci sono urgenze.
Gianna si alza sempre all’alba prepara zaini e colazioni, gli abiti che i bambini dovranno indossare, risistema il soggiorno e va a lavorare. Rientra esausta alle sette e mentre prepara la cena controlla i compiti, dopo cena c’è da stirare e lavare. Quando arriva il sonno è benedetto.
Lei adora suo marito, questo marito che la riempie di regali prelevando dal loro conto comune, questo marito impeccabile nei suoi abiti firmati.
Gianna è stanca, ha perso i contatti con le sue amiche di sempre, ha litigato con la sorella, che è una poco di buono, una che ha cambiato mille lavori, che non ha saputo tenere la famiglia insieme!
Gianna si è incattivita, non è più la persona allegra e leggera che era.
Gianna è esausta, ma non sa perché.