Il rischio dell’eccesso. De gustibus disputandum non est, tamen

Già mentre i nonni ci raccontano di draghi e principesse, di guerre dei bottoni e di mille e una notte, i “ragazzi della via Pal”, ma soprattutto noi “Piccole donne”, cominciamo a prefigurarci il giorno delle nostre nozze. Pizzi, merletti, diademi, carrozze e tavole imbandite; giocolieri e fuochi d’artificio tra danze infinite. Qualcuno di questi sogni resta ancorato sul fondo della nostra anima fino al fatidico giorno X per svelarsi con pressante urgenza adeguato ai gusti cresciuti del momento.

Può capitare, però, che questi sogni infantili, una volta maturati, producano effetti che sfiorano il ridicolo. La carrozza delle fantasie oniriche delle bambine, vengono sostituite da chilometriche limousine che suggeriscono l’arrivo non già d’una trepidante coppietta quanto quello di uno sceicco con ventisette mogli ed un eunuco al seguito.

L’ingresso degli sposi nella sala deputata al ricevimento cerca spesso un effetto tanto eclatante da divenire un’imbarazzante forzatura tra gli schizzi di fontanelle che si attivano al passaggio dei due che si tengono per mano, o tra gli scintillii di torce che minacciano d’incendiare strascichi ed arzigogolate acconciature.

Oltre le vecchie tradizioni, come quella del taglio della costosissima cravatta dello sposo o quella del lancio della più modesta giarrettiera della sposa, cui tempo addietro si attribuiva il potere di conferire fortuna a chi ne ottenesse una parte, che possono risultare più o meno di cattivo gusto a seconda del modo in cui gli sposi o i loro amici propongono la messa in scena, ci sono alcuni momenti, durante i festeggiamenti per le nozze, che potremmo definire border-line.

Potrebbero avere un effetto tanto romantico quanto ridicolo, tanto spettacolare quanto volgare.

Il pullulare di trasmissioni che raccontano la vita reale, offre anche una vasta gamma di scene tratte dai ricevimenti di matrimonio in cui spesso trionfa l’eccesso probabilmente proprio perché davanti ad una cinepresa anche la verità più vera, come la scelta di vivere insieme per il resto della vita, si vela di finzione. Qualcuno fraintende l’idea di un leit motiv che renda omogeneo ed elegante l’evento, con l’individuazione di un tema ridondante che poi, di fatto, ammorba l’intera serata.

Gli ospiti saranno obbligati ad assistere ad esibizioni di squadre d’artisti d’ogni genere e talvolta gli sposi stessi, appassionati di una qualche danza etnica si propongono come abili performers. In realtà nulla rende più indimenticabile un evento vissuto in semplice armonia e poi si sa che più si cerca di strafare più è facile che si commettano errori, che si creino intoppi e che le cose risultino ben diverse da come ci si era immaginato.

Quanto è più bello ricordarsi il matrimonio della nostra cara amica ripensando al modo in cui il suo fidanzato l’attendeva emozionato all’altare, con lo sguardo perso su quel lungo corridoio che ancora li divideva mentre non riusciva a trattenersi dal sillabare “quanto sei bella!” piuttosto che le teorie di statue di burro e ghiaccio che impietosamente si scioglievano sotto i riflettori multicolor di improbabili teatrini!