Lode all’abito da sposa: “Tutta vestita di primavera nuziale” recita un verso fescennino del teatro popolare dell’antica Roma.
Infatti, quale lode migliore per un’ardente bellezza femminile se non l’abito da sposa?
Ripercorrerne la storia, dal 1920 ad oggi, vuol dire compiere un affondo negli stili bridal del passato, seguendone evoluzioni, cambiamenti, ricicli e tradizioni.
Nel 1915 predominavano pizzi, ricami e merletti, anche sul velo, spesso acconciato “a madonna” per decoro e castità.
L’ampio bouquet era protagonista, come i guanti e le spille che adornavano la gonna.
L’abito da sposa dal 1920 al 1940
Nei ruggenti anni ’20 l’abito da sposa a tunica, abbellito da frange, era invece un must, equivalente al caschetto, ondulato e sbarazzino, che la donna libertina portava in quegli anni. Delicate perline fissavano il velo, come pure i copricapo a cloche.
Gli anni ’30 sfoggiano la seta charmeuse accostata al macramè, le piume al ritmo di jazz, abiti dai tagli sobri, contenuti e scivolati, sinuosi e di sbieco, tali da esaltare la femminilità. Tra i capelli erano di moda la tiara luccicante o le cuffie in pizzo, da cui scendeva un soffice velo in tulle.
Nel ’40, fino al secondo dopoguerra, la povertà tributava un abito da sposa semplice, casto, poco sfarzoso, con la manica lunga, dai tessuti in chiffon o taffetà, senza orpelli. Il taglio a sirena, alla Marlene Dietrich, le gonne dritte o svasate, con un lieve strascico, lo rendevano minimal e chic.
Il bouquet era piccolo, delicato, in contrasto al trucco marcato e al rossetto porpora. Come accessori, un cappellino o il velo corto, in raso o seta, erano prediletti.
Gli anni del boom economico
Il boom degli anni ’50 trasforma l’abito da sposa, che diventa ampio, con gonne pompose fino alla caviglia, con busto stretto e fianchi nascosti, in puro stile “New Look” Dior. Entra in voga anche il corto, con gonne a corolla, che scopre le gambe e punta alla seduzione. L’effetto è romantico, fresco, principesco. Si combinava il taffetà a dei pizzi luccicanti e a tulle delicati e plissé.
Gli anni ’60 e ’70 citano un “hippy wedding look” e la sposa “figlia dei fiori” indossava abiti scivolati, dai tessuti meno pregiati come il cotone, il lino, la canapa, la paglia.
Tra i capelli erano sovrane coroncine di fiori freschi o bandane, e i bouquet presentavano exploit di boccioli coloratissimi. Tuttavia, la sposa anni ’60 rimandava anche ad Audrey Hepburn, e indossava abiti minimal dal taglio geometrico, con nastri di raso tra i capelli e un trucco strutturalista, dall’eyeliner vertiginoso.
L’abito da sposa diventa iconico
Gli anni ’80 rispecchiano due icone: Madonna e Lady Diana. Gli abiti sono rock, in taffetà e organza, con ampie spalline e veli in tulle sontuosi e lunghissimi.
Il trucco è marcato e il bouquet smisurato ritorna alla berlina.
La sposa anni ’90 ha invece un doppio volto; è barocca, bizzarra, artificiosa come solo Y. S. Laurent o Dior sapevano proporre, ma anche sobria, raffinata, di classe come quella firmata dal genio Valentino Garavani.
Il nuovo millennio: al di là degli stili
L’epoca 2.0 propone un ampio ventaglio di soluzioni, senza uno stile ben definito, e questo muta velocemente, in parallelo al dinamismo dei Social.
Negli ultimi anni l’abito da sposa è stato caratterizzato, per linee generali, dal macramè, dai ricami, dalle trasparenze in tulle su abiti a sirena che trattengono forme mozzafiato.
Il corpetto è incollato, ma la cui castità è subito spezzata da una scollatura retrostante. Di certo, alcune importanti case di moda continuano a proporre il classico abito, romantico e pudico, in pizzo francese o chiffon di seta, dalle gonne molto ampie e regali.
Pertanto, carissime spose, lasciatevi ispirare, essendo splendide e mai discoste dal vostro stile.