“L’amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi.
Trovati qualcuno che ami alla follia e che ti ami alla stessa maniera.
Come trovarlo? Bè, dimentica il cervello e ascolta il cuore”.
Può racchiudersi in queste parole un amore lungo 70 anni, un amore di ferro, destinato a durare per sempre. Nonostante sia quasi un miraggio nel ventunesimo secolo trovare degli esempi di unione così duratura, ne abbiamo trovati due: una coppia trapanese e una di Ancona che con approccio diverso alla vita hanno in comune l’unione, il rispetto e il dialogo costante.
di Giusy Lombardo
Giovanni Croce, 97 anni e Francesca Ruggirello, 92 anni, residenti a Valderice, in provincia di Trapani, nell’ottobre del 2018 hanno festeggiato 70 anni di matrimonio. Uniti di un amore puro e sincero dal 1948, dopo una vita di sacrifici, quattro figli, gioie e dolori, sono ancora forti e più che convinti della loro promessa. Ce li racconta la figlia Caterina.
COME SI SONO CONOSCIUTI? E DOPO IL MATRIMONIO QUALI ERANO I RUOLI DELLA COPPIA?
I giovani Giovanni e Francesca erano vicini di casa, si conoscevano da sempre. Ma l’amore sbocciò all’improvviso subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, a cui mio padre partecipò in prima persona. Mentre lei lavorava i campi e raccoglieva il grano, lui fu soldato, poi prigioniero in Polonia, rischiò più volte di morire. In tre anni attraversò l’Europa e dopo aver visto tanto dolore il destino lo riportò a casa, nella sua Trapani, dove scoprì l’amore per mia madre. Poi il matrimonio, la ripresa nel dopoguerra. Papà cominciò a dedicarsi alla terra, diventò un imprenditore agricolo. Lavorava duramente per garantire un futuro a mamma e a tutti noi figli man mano che arrivammo. Mamma accudiva la casa e il frutto del loro amore. Ricordo con gioia che ogni decisione, importante o meno che fosse, veniva presa insieme. L’unione è sempre stata alla base della mia famiglia.
COME DESCRIVERESTI I TUOI GENITORI?
Mia madre era una mamma tutta d’un pezzo. Piccolina ma autoritaria e dolce allo stesso tempo. Gelosa dei suoi figli, riservata. Era più severa di papà che stava tutto il giorno fuori casa e la sera tornava stanco. Ci guidava ed era un punto di riferimento onnipresente per noi. Mio padre, invece, è la persona più forte che io abbia mai conosciuto, capace di ripartire dopo ogni caduta. Ha tutt’ora una voglia di vivere che nessuno potrà mai strappargli via. Insieme ci hanno insegnato i valori della fiducia e della lealtà, l’umiltà e il sacrificio. Insieme si può tutto. È l’amore ciò che resta!
IL SEGRETO PER UN MATRIMONIO COSI DURATURO?
La pazienza, il rispetto e la stima. Due genitori vecchio stampo, fedeli alla promessa scambiatasi di fronte a Dio: finché morte non ci separi. Un tempo, l’idea di separarsi neppure esisteva. Il matrimonio dei miei genitori è un esempio di come dovrebbe essere l’amore: bello e a volte “litigarello”, capace di crescere giorno dopo giorno, mai monotono, pronto a rinnovarsi ad ogni alba. Un impegno che ti dona pace. Questo è il segreto del per sempre!
di Paola Corso
Mario Cavarocchi, 94 anni e la moglie Ornella Lippi di 91, il 7 luglio 2019 ad Ancona hanno festeggiato 70 anni di matrimonio. L’amore sbocciò in una festa nel dopoguerra per poi sposarsi nel giugno del 1949, con rito civile, in modo da ottenere il trasferimento a Roma della moglie, dove Mario lavorava alle poste. A quei tempi non era facile sposarsi, dopo, con rito religioso. Dovettero farlo di mattina presto, dichiarando di non “aver consumato”. Parlando con la figlia Giovanna si capisce subito che questi genitori sono stati di grande insegnamento per figli, nipoti e pronipoti.
QUALI ERANO I RUOLI NELLA COPPIA E CHI PRENDEVA LE DECISIONI?
I miei genitori hanno sempre discusso insieme sia la gestione quotidiana, sia le decisioni importanti, ma mia madre è sempre stata il traino, ha incoraggiato e sostenuto anche le scelte più importanti. Tutto avveniva con grande naturalezza e armonia e nonostante a quei tempi fossi la sola a essere accompagnata a scuola da papà, questo non mi creava nessun problema perché a casa c’era armonia e collaborazione. Mia madre la mattina usciva presto ed ha perseguito la sua voglia di emancipazione, confrontandosi inizialmente con realtà difficili, ma era collaborata da mio padre; l’affermazione femminile di cui tanto si parlava, non era un problema che riscontravo tra le mura domestiche.
IL TRASFERIMENTO A ROMA, LA NASCITA DI SUO FRATELLO DOPO 14 ANNI, IL RITORNO AD ANCONA, LE PROBLEMATICHE DI SALUTE DI SUA MADRE; COME HANNO GESTITO TUTTI QUESTI CAMBIAMENTI?
Con affiatamento e non facendosi sopraffare, in genere l’approccio alla vita è sempre stato: “insieme” e così sono riusciti a non alterare gli equilibri. Una vita uniti, dove l’insegnamento più grande e che porto nel cuore è di non ostacolarsi e di non rinunciare a se stessi, coltivando momenti in condivisione ma custodendo sempre la propria intimità. Il tutto frutto di un dialogo e confronto continuo e questo regalava serenità e armonia in casa.
COME DESCRIVERESTI IN POCHE PAROLE I TUOI GENITORI?
Mia madre dall’aspetto minuto e con una malattia congenita che le ha causato la graduale perdita della vista, non fa trapelare la grande forza e determinazione che invece la contraddistinguono e quando fu messa in pensione d’ufficio per la perdita della vista, non si è persa d’animo cominciando a frequentare amici anziani per poi costituire e presiedere per 30 anni l’associazione “I Giovani di ieri”. Nonostante sia sulla sedia a rotelle, mette in campo la sua passione per arte, teatro, musica e recita poesie con la stessa forza e determinazione che l’hanno sempre sostenuta. Mio padre, appassionato di pittura, lavoratore instancabile si è prestato nel rimettere a posto la biblioteca di Ancona ed ha sempre sostenuto mia madre con spirito collaborativo e di condivisone. Un rapporto intelligente e per certi versi avanguardista, rispettosi dell’indipendenza l’uno dell’altro. Seppur uniti e solidari tra le mura domestiche, hanno coltivato passioni diverse, che ogni tanto condividevano per stare insieme.
IL SEGRETO PER UN MATRIMONIO COSI DURATURO?
L’amore, la capacità di discutere decidendo insieme ma sempre con comprensione e intelligenza. Io e mio fratello abbiamo imparato che quando occorre, bisogna fare un passo indietro nel rispetto dei due, ma questo regala un passo avanti insieme.